Quale ragazza non ha mai sognato di essere una principessa?
Ma un conto è essere una principessa «tanto, tanto tempo fa», un altro è esserlo oggi. E lo spettacolo di teatro «Princesses Karaoke or something like that» ci parla proprio di questo.
«Abbiamo cercato di trovare un ponte tra il mondo delle favole e quello virtuale, nel quale siamo immersi ogni giorno. La creazione di una storia magnifica, di una vita e un profilo perfetti, alla costante ricerca di like e di followers. Ci interessava indagare quale fosse quella necessità e al contempo quella desolazione che ti porta a diventare e a voler essere una star, anche solo per 5 minuti.» Dicono Anahì Traversi e Camilla Parini, le due attrici dello spettacolo che si è tenuto giovedì 2 febbraio al Teatro Foce di Lugano.
Chi più chi meno, siamo tutti toccati da questa realtà. Nel ritmo incalzante della rappresentazione, fra luci abbaglianti e rossetto sbavato, abbiamo fatto una sorta di zapping in questo mondo solo in superficie perfetto. È tutto una continua, incessante ricerca del successo, data anche dai canoni di bellezza e di perfezione amplificati in particolare dai social media, che sfocia nella brama della corona di plastica.
Sfoggiamo quindi un trucco pesante e vestiti luccicanti ostentando un’identità che non ci appartiene veramente. Uno spettacolo a tratti grottesco e paradossale, ironico, accompagnato da una serie di video e musica, che manifestano la sudditanza che abbiamo nei confronti della televisione, dei media e dei social.
«Oggi i social network ci fanno sentire importanti e apprezzati, ma allo stesso tempo ci impongo
no modelli ai quali siamo costantemente confrontati.» Affermano le due attrici. «La bellezza, il successo, la fama, l’eterna giovinezza, la ricchezza, il talento: sono temi costanti in tutti i media che alimentano, inconsciamente, il desiderio e il bisogno di essere unici e speciali.»
Non di rado infatti ci paragoniamo, ci misuriamo l’un l’altro, aspirando a prototipi ideali. Dietro la nostra vanità e pretenziosità si nasconde la nostra fragilità. Vittime, come siamo, della manipolazione e del consumismo, dei paradigmi ai quali bisogna aderire per essere accettati e sentirsi qualcuno. Pensiamo che solo in questo modo si realizzeranno i nostri desideri, la favola perfetta, il principe azzurro che ci porterà via su un cavallo bianco, finalmente felici.
«Lo spettacolo ha preso forma anche grazie al saggio di Dubravka Ugrešić «Cultura Karaoke», che indaga i cambiamenti sociali degli ultimi decenni, dove il fenomeno dell’imitazione vale molto più dell’originale fino ad una omologazione dei gusti e dell’immaginario.»
Alla fine ci alziamo dunque abbagliati da questo mondo, dalla nostra realtà, concentrata in questi sessanta minuti, colorata e variegata come non l’abbiamo mai vista. Ci chiediamo quanto anche noi siamo coinvolti in questo genere di fenomeno. Anaïs Nin scrive che i racconti di favole ci hanno avvelenati. Favole magiche che stendono un velo rosa su una verità molto più complessa, ma che al contempo ci somministrano un po’ di veleno, nella dose giusta per vivere la realtà in maniera più leggera.
Caroline Bianchi
Pubblicato sull’Universo, giornale studentesco universitario indipendente, febbraio 2016.