Instagram is the new Facebook

Da foto di profilo a selfie accessoriato e filtrato: il prossimo da pubblicare va direttamente sulle stories di Instagram

Dimmi quando sei nato e ti dirò quanto spesso utilizzi Facebook. Una lontana reminiscenza per i Post-Millenials o Centennials, che lo considerano superato rispetto a Instagram. Un dato di fatto: i veri giovani, quelli non ancorati per il momento a piccole abitudini, hanno abbandonato le bluastre spiagge della piattaforma online, nonostante – o forse a causa dei numerosi (ma non sufficienti) aggiornamenti per approdare nel regno dell’immagine, icona assolutizzata del secondo visuale, incoronata dagli hastag, sostituti di frasi.

Ci si può quindi interrogare sull’improvvisa virata da un’applicazione all’altra, sebbene oggigiorno i server e il proprietario siano gli stessi, e sui motivi che hanno scatenato questo fuggifuggi generale da quello che per circa una decina di anni è stato il social network più in voga, il vero libro delle facce, a favore del social network delle stories.

In primis bisogna specificare il fatto che il discorso non è netto quanto lo si crede: infatti ad oggi il tempo di utilizzo di Facebook, consultabile da ognuno sul proprio telefono, risulta essere maggiore rispetto a quello di Instagram. Il fatto dunque di essere passati a Instagram, dopo aver utilizzato Facebook per più di un lustro, non ha comportato una conseguente cancellazione del proprio profilo: l’uno non ha precluso l’altro. In un breve vox populi condotto fra i giovani della generazione z, l’applicazione blu viene aperta due volte al giorno circa, di contro a Instagram che prevede numerosi accessi, anche se per meno tempo. Si tratta forse di un’applicazione veloce, ancora più veloce, consona all’era del kairòs?

Confrontando le due applicazioni, Facebook offre molteplici pagine consolidate, sia di notizie che di intrattenimento, che nel corso degli anni sono aumentate nella nostra bacheca e dai video generalmente lunghi, mentre su Instagram si spazia dai pochi secondi all’IGTV. Inoltre su Facebook possiamo leggere le opinioni e gli stati dei nostri «amici», cosa che aumenta ulteriormente il tempo di utilizzo dell’applicazione. D’altra parte quelli che un tempo erano amici oggi sono persone che seguiamo: a livello lessicale siamo stati promossi! La differenza è notevole e fa emergere come le relazioni siano fondate in maniera minore su un coinvolgimento emotivo, ma più per interesse, senza averci a che fare direttamente. Queste, d’altra parte, sono probabilmente le stesse ragioni per cui ha avuto origine il massiccio cambiamento verso Instagram, sintesi e riflesso dell’urgenza di una lettura che non supera i 4 secondi per immagine, di gran lunga diversa dallo zapping di 10 anni fa. Storie in tempo reale: a nessuno interessa il post in cui scrivi che piove, ma tutti vogliono vedere in diretta dalla tua camera la pioggia che cade, entrare brevemente nel tuo mondo. Anche se, tra i filtri e la spontaneità apparente della disposizione degli oggetti, bisogna diffidare del making of. Siamo i fautori del marketing di noi stessi e nella promozione di una vita da influencer, con la costante paura di non riuscire più a emozionare con la nostra quotidianità.

Caroline Bianchi

Pubblicato sull’Universo, giornale studentesco universitario indipendente, novembre 2019.

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