L’estate a Zurigo sembra un miraggio durante i lunghi mesi invernali, ma quando arriva, arriva. E allora a noi ticinesi non rimane che cambiare il nostro sistema di riscaldamento corporeo, adattandoci a un’afa che ci raggiunge anche sotto le frequenti docce congelate, passaggio obbligato per non rilucere giorno e notte dal sudore. Andare a fare la spesa diventa un viaggio al polo nord, popolato da tanti elfi pensionati che hanno deciso di passare lì la giornata, attaccati al congelatore delle pizze, che invano cerchiamo di aprire. L’investimento maggiore, oltre a un paio di infradito, è quello di un ventilatore, modello super-mega-top per il quale non badiamo a spese, dopo notti di insonnia dovuta al caldo. Come in inverno restiamo seduti vicino al forno semiaperto, così d’estate, davanti ai coinquilini che vorrebbero fare cambio, restiamo minuti interi davanti al frigo perché soit-disant «non sappiamo cosa mangiare oggi». Ci concediamo qualche gita a Letten, fiume gelido che non si smentisce mai, e che, sulla scia della tradizione di Basilea, è attraversato da innumerevoli corpi attaccati alle loro borse di plastica, che placidamente si lasciano trasportare dalla corrente. Da ultima, ma non per ultima, la mitica Stalla, chiamata così solo dai ticinesi. Questa più che ordinaria biblioteca di Irchel, isolata su per una collina verde, accanto a un pascolo per alpaca, è il ritrovo idilliaco per una clausura di studio intenso. Approdo per studenti incalliti, che non mollano neppure d’estate, funge da scenografia per la crisi pre-intra-post esami e per i maratoneti estivi.
Caroline Bianchi
Pubblicato sull’Universo, giornale studentesco universitario indipendente, ottobre 2019.