Il turista in vacanza

Un piccolo vademecum del turista colto in fallo su cosa fare e cosa non fare in vacanza. Guida all’auto individuazione.

Tutti pronti per la prova costume: si decolla. Organizzati e precipitosi, ci apprestiamo a trascinare le nostre valigie per gli innumerevoli scalini previsti per chi troppo prevede. Infatti, nonostante i vari ammonimenti, la legge del “lo prendo, non si sa mai” è eternamente in vigore. Questo sempre che non compaia all’orizzonte la nuvola del maltempo fantozziana, infradiciando l’unica maglietta davvero utile, quella bianca a maniche lunghe post-scottatura. Prima di partire, i vari controlli: pesare i bagagli, “hai preso i soldi e i documenti?”, manca qualcosa da mangiare per il viaggio, lasciare da mangiare al gatto. Finalmente partiti, cosa che non credevamo possibile, le poche ore di viaggio da fare per arrivare alla destinazione tanto agognata ci paiono una prospettiva infinita. Anche se viaggiare senza andare, purtroppo, non si può fare, a meno di non restare a casa a sfogliare dépliants di viaggio blu, da cui ci pare che scaturisca un odore di sabbia calda. Su quella sabbia, poco dopo, progettiamo di rilassarci, una granita in mano, che ci congelerà in pochi secondi la parte della fronte tra le sopracciglia, una fitta dolorosissima. Distinguiamo le due tipologie di persone: mimetizzarsi con i locali è impossibile, farsi notare è già più facile. Siamo quelli scottati, pallidi, con il casco in scooter, la macchina fotografica al collo, fermi sulla strada per riprendere il dettaglio della guglia particolare. Errore fatale, aprire la cartina in strada: diventiamo vulnerabili e avvicinabili da altri turisti interessati a sapere anche loro dove andare. La cartina è immancabilmente accompagnata da una trafila di prospetti pieghevoli, che riassumono e sublimano quello che non riusciremo mai a visitare, sfidando anche l’ottimista agitato più intraprendente. Con i prospetti si accumulano sul fondo dello zaino anche i biglietti da visita dei ristoranti in cui abbiamo prenotato, mangiato, e promesso, con il cuore in mano e lo stomaco troppo pieno, colti nella nostra debolezza dal cameriere tanto simpatico, di lasciare una recensione su TripAdvisor. Sullo stesso sito abbiamo esaminato con attenzione tutto, finendo i nostri giga del telefono svizzero, poiché per le altre nazioni europee internet non è un optional, ma una realtà. Nonostante siamo partiti all’avventura, pronti a lasciarci alle spalle la routine, ammettiamo di essere immancabilmente abitudinari, andiamo e ritorniamo sempre negli stessi posti che ci sono piaciuti, tra cui possiamo annoverare anche il ristorante italiano. Una volta a casa però neanche i famigliari più prossimi ci strapperanno questa confessione: abbiamo sempre provato piatti del posto, non ha senso andare sulla pizza sicura, quando si può mangiare esoticamente piccante, al modico prezzo per turisti. Dopo la distribuzione dei regali, comprati nel negozietto semi-artigianale, i cui manufatti originali sono ritrovabili anche nella viuzza parallela, seguirà la visione delle foto, dalla quale, ne siamo sicuri, uscirà reduce solo il nonno.

Caroline Bianchi

Pubblicato sull’Universo, giornale studentesco universitario indipendente, maggio 2018.

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